14 novembre 2024

Un Vangelo di speranza - 17/11/2024 - XXXIII Domenica Tempo Ordinario

Il Giudizio universale
(mosaico - seconda metà XII sec)
Basilica di Santa Maria Assunta di Torcello (VE)
 
 
Nonostante le apparenze, questo è un Vangelo di speranza. Se lo leggiamo con attenzione ci accorgiamo che in realtà non profetizza la fine del mondo, ma ci svela il significato del mondo, il suo volto nascosto. E lo fa per mezzo di due verità.
 
La prima verità è che il mondo è fragile. «In quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo». E non solo il sole, le stelle e tutto l'universo sono fragili, ma anche la società, la famiglia, la nostra stessa vita, sono molto fragili.
Ma la seconda verità è che anche se ogni giorno c'è un mondo che muore, ogni giorno però c'è anche un mondo che nasce. Molti punti di riferimento spariscono, vecchie cose (costumi, linguaggi, comportamenti) vanno in pezzi, ma ci sono sempre nuovi profumi e nuovi colori ad indicare «che l'estate è vicina».
La speranza da custodire ha l'immagine della prima fogliolina di fico. Dice Gesù: «Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina». Con Dio è sempre così: piccoli segni, piccole rivelazioni, teneri germogli. Non gesti eclatanti, nessun fuoco d'artificio, solo piccoli segreti tra innamorati.
 
Quanti semi devono morire perché nascano nuove piante, quante cose devono morire perché il nuovo nasca!
Un esempio può essere la famiglia. È evidente che ci sia come una disgregazione nei comportamenti rispetto al passato, ma siamo sicuri che sia tutto male? Realmente rimpiangiamo certe 'virtù domestiche' del passato, come la sottomissione, che in realtà nascondevano violenze inaudite e un'ipocrisia senza fine?
Certe scosse di primavera che smantellano ciò che deve essere cancellato sono proprio un dono dello Spirito. Sotto i venti di violenza, le prepotenze dei forti, ci sono anche delle foglioline che stanno spuntando.
 
Ma poi si tratta di ricostruire. E per ricostruire abbiamo due punti di forza.
Il primo: «Quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, il Signore è alle porte ». La nostra forza è che non siamo soli, Dio è all'opera nel mondo, la creazione non è finita, Dio è sempre all'opera, e a noi spetta assecondare la sua creazione.
Il nostro secondo punto di forza è, anche se sembra assurdo, la nostra stessa fragilità. Il Vangelo oggi la richiama sempre. Per la fragilità, l'uomo cerca degli appoggi, cerca un aiuto. Io sono tanto fragile da aver sempre bisogno dell'amore degli altri. Dio è dentro la nostra stessa fragilità, dentro la nostra ricerca di legami. Viene a noi attraverso le persone che amiamo, le persone che incontriamo. È appoggiando una fragilità sull'altra che noi sosteniamo il mondo.
 
«Le mie parole non passeranno». Gesù ci invita a dare fiducia al futuro per tre motivi: la storia ha senso, il senso della storia è positivo, questo senso è per sempre.
Un ultimo motivo di speranza viene dalla lettura del profeta Daniele. Mentre il Vangelo dice che le stelle cadono dal cielo, il profeta assicura che il cielo dell'umanità non sarà mai vuoto di stelle. Infatti, «uomini giusti e santi salgono nella casa delle luci, dove risplenderanno come stelle» (cfr. Dn 12,3).
Uomini giusti e santi, vicini e lontani, dai più nascosti angoli del mondo come dalle più affollate metropoli, salgono verso la casa della luce. Sono tutti quelli che aiutano te, me, tutto il mondo ad essere più giusto, più libero e più buono.
 
 

 
Letture:
Daniele 12,1-3
Salmo 15
Ebrei 10,11-14.18
Marco 13,24-32
 
 

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