Luca ci racconta l'inizio della vita pubblica di Gesù dopo le tentazioni nel deserto. E proprio per farci capire che il momento è di estrema importanza, lo fa con suspense, quasi al rallentatore: «Gesù arrotola il volume,... lo consegna,... si siede... Tutti gli occhi sono fissi su di lui». E a questo punto risuonano le prime parole ufficiali di Gesù: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Oggi la parola di Isaia diventa carne, si chiudono i libri e si apre la vita. Non più parola scritta, ma respiro vivo, alito che non impone pesi o precetti, ma che dona libertà e pienezza di vita.
Nei versi di Isaia letti da Gesù tutta l'umanità viene descritta in quattro aggettivi: 'povera, prigioniera, cieca, oppressa'. Sono i quattro nomi dell'uomo. Adamo è diventato così: povero, prigioniero, cieco, oppresso. Per questo Dio diventa Adamo, per realizzare il progetto di Dio, per portare gioia, libertà, occhi nuovi, liberazione.
La parola chiave del passo letto da Gesù è libertà-liberazione. Nella sua radice greca il termine indica movimento, energia che spinge in avanti, nave che salpa. "Io la vela, Dio il vento" (Norberto Bobbio). Nella sinagoga di Nazareth è l'umanità che si rialza, che riprende il flusso della corrente verso la gioia, la luce, la libertà. Non con la propria forza, ma con la forza del Cristo che viene dentro di noi come un lievito mite e possente che trasforma il nostro egoismo in altruismo, la durezza in tenerezza, la chiusura in accoglienza. Cristo dà un volto al nostro desiderio, al sogno d'amore custodito nel nostro cuore, e lo fa contro tutte le sconfitte, gli inganni, le delusioni.
Ma Gesù non si limita a questo, Lui spalanca il cielo e ci presenta uno dei tratti più belli del volto di Dio: «proclamare l'anno di grazia del Signore». Un anno, una storia intera fatta solo di benevolenza, perché Dio non solo è buono, ma esclusivamente, incondizionatamente buono. I primi destinatari sono i poveri. Sono loro i principi del Regno, e Dio sta alla loro ombra: nel Vangelo ricorre più spesso la parola poveri, che la parola peccatori.
Una cosa commuove: Dio non mette come scopo della storia se stesso, ma l'uomo. Il Regno che Gesù annuncia non è un Dio che riprende il potere su un'umanità ribelle e la riconduce all'ubbidienza per essere servito, lodato, venerato. il Regno è una storia che non produce più poveri, prigionieri, oppressi; è un uomo gioioso, libero da maschere e da paure, con lo sguardo limpido, incamminato nel sole.
Un sublime capovolgimento. Dio dimentica sé stesso, ma si ricorda solo di noi: non offre libertà in cambio di ossequio, ma ama per primo, ama in perdita, ama anche senza contraccambio.
Letture:
Neemia 8,2-4.5-6.8-10
Salmo 18
1 Corinti 12,12-30
Luca 1,1-4; 4,14-21
Ecco perché mi accade qualche mi accade...
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