17 dicembre 2020

Diventa la casa di Dio - 20/12/2020 - IV domenica Avvento

Nella prima lettura sentiamo che il re Davide è preoccupato perché, mentre lui ha una casa per ripararlo dal freddo e dal maltempo, l'Arca dell'Alleanza, cioè Dio stesso, è costretto in una tenda, è senza una dimora adeguata. E invece Dio gli risponde, per mezzo del profeta Natan, che sarà Lui, Dio, a costruire una casa per la discendenza di Davide e per tutto il popolo d'Israele.
Dio dice che la casa che fisserà come dimora universale per tutti gli uomini sarà Lui stesso nel suo Verbo, che verrà a dimorare fra gli uomini per essere la loro stessa dimora, luogo d'incontro. E tutto questo si realizza nell'estrema umiltà, nella semplicità, in quella piccolezza in genere rigettata dagli uomini, ma che invece è esaltante per il Creatore del mondo.

Dio per costruire questa sua casa in mezzo a noi ha fatto le cose con calma, senza clamori ed effetti speciali. Il Vangelo di oggi ci ricorda che Gesù ci ha messo anche lui, come tutti noi, nove mesi per venire al mondo. Gesù non era un bambino speciale, e alla sua nascita non c'è stato nulla di spettacolare, anzi, la nascita del figlio di Dio è posta sotto il segno del rifiuto degli uomini. Gesù non ha bruciato le tappe, non ha fatto salti mortali, è semplicemente cresciuto, poco a poco come ognuno di noi. Ogni nascita è qualcosa di lento, che chiede tempo, pazienza, rispetto; se un seme diventa subito albero, vuol dire che c'è qualche forzatura. Gesù è cresciuto nella fatica, come tutti, nessun privilegio, nessuna scorciatoia. Non è "nato imparato", ma come tutti noi ha dovuto imparare tutto, a parlare, a camminare, a mangiare, a leggere e scrivere, insomma, ha dovuto anche lui imparare a vivere.

Il Vangelo di oggi ci dice che Dio è venuto tra di noi per mezzo di una giovane ragazza sconosciuta, senza meriti particolari; in una ragione, la Galilea, molto periferica e con una brutta fama; in una "città" (che in realtà contava solo circa un centinaio di abitanti) chiamata Nazareth mai prima nominata nella Bibbia; in una casa qualunque, ma che viene visitata da Dio.
Dio è un visitatore. E se noi vogliamo incontrarlo dobbiamo farlo qui, in questa nostra vita quotidiana, perché per rendersi presente, per raggiungere l'intera umanità, Lui ha scelto la comunissima e banalissima quotidianità di Nazareth.

Ma Dio per nascere ha bisogno degli uomini, ha bisogno di una donna e del suo grembo! Una donna, Maria, ha messo a disposizione sé stessa. La grandezza dell'uomo sta in questo: mettere a disposizione sé stesso! È bellissimo quello che chiede il vangelo: non accontentarti di costruire a Dio una chiesa, diventa invece la sua casa, come ha fatto la Vergine Maria! Diventa la casa di Dio!
Dio non si vede ed è vero! Ebbene, anche duemila anni fa non si vedeva, quando una donna lo portava in grembo. È necessario tornare al tempo della gravidanza di Dio; anche questo è il tempo di un Dio che non si vede, il tempo di un Dio nascosto nella vita degli uomini e delle donne di oggi.

Il Vangelo di oggi ci ricorda che non siamo noi ad allestire il presepe per accogliere il Signore, ma è il Signore che crea un solo presepe per accogliere ciascuno di noi.
Quella dei nostri presepi non è un'immagine sentimentale, una semplificazione del vangelo. Al contrario, ne esprime l'essenza. Il Signore stabilisce la sua dimora nella nostra casa. Vive con noi. La nostra storia e la sua storia sono una sola cosa. Stabilisce con noi un'alleanza, una amicizia eterna. Il nostro destino è per sempre legato al suo.


(2Sam 7,1-5.8-12.14.16; Sal 88; Rm 16,25-27; Lc 1,26-38)


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